Il nome del padre

15.00 

La rivelazione di una madre, il nome di un personaggio shakesperiano, una fotografia e una lettera soppressa dell’alfabeto greco antico spingeranno una ragazza a seguire le tracce del padre mai conosciuto.

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Descrizione

La rivelazione di una madre, il nome di un personaggio shakesperiano, una fotografia e una lettera soppressa dell’alfabeto greco antico spingeranno una ragazza a seguire le tracce del padre mai conosciuto. A guidare la giovane Juliette Le Guen nella ricerca del genitore saranno alcuni segni e l’aspirazione a conoscere una verità a lungo taciuta.

Tra la Liguria, il Piemonte e la Toscana, incontrerà alcuni degli appartenenti al misterioso gruppo «Stigma» ritratti nella foto.

Tuttavia la verità, inseguita e proclamata dai vari personaggi, apparirà talmente enigmatica da manifestarsi come punto di vista, rischiando quindi di scomparire.

Francesco Rodolfo Russo è conferenziere, organizzatore e animatore culturale. Ha collaborato con diverse case editrici e, per una decina d’anni, ha diretto la collana di narrativa per la scuola «L’Agrifoglio». Scrive su periodici e settimanali e alcune sue opere letterarie sono riportate su giornali e antologie, adattate per recital e rappresentate sulla scena.
È autore di manuali scolastici, libri di poesia e narrativa.
Tra le sue numerose opere: Alle Vostre Eminenze (1980), Prima di Sìloe (1990), Secondo Noi… (1992), Ombra PasseggeraIl lupo, Pinocchio e Gaalad (1997), Margherita è anche un fiore (2002), La mansio di Glesia (2004, 2006, 2008), Prima di entrare eri già qui(2006), L’ospite imprevisto (2007) e il romanzo collettivo Il colpevole è Maigret (2008).

Informazioni aggiuntive

Peso 0.5 kg
Dimensioni 15 × 21 × 1.2 cm
Autore

Francesco Rodolfo Russo

ISBN

9788888849454

Pagine

220

Formato

15 x 21

Anno

2009

6 recensioni per Il nome del padre

  1. Pennisi Grazia

    Pennisi Grazia text_on 10/09/2012
    «Il nome del padre» di Grazia Pennisi Vaghi indizi muovono la protagonista del romanzo alla ricerca di un padre mai conosciuto, ricerca sulla quale si incentra l’intera narrazione. Personaggi enigmatici, descritti dall’autore con tratti essenziali chiari ed efficaci, tutti partecipi – a diverso titolo – di un evento del passato, si trovano a confrontarsi con se stessi pressati da battenti interrogativi e dall’ansia sempre crescente della giovane Juliette di svelare la verità. Il suo sguardo acuto scruta con attenzione ognuno di loro, mentre la sua mente cerca di metterne a nudo la personalità confrontando i vari elementi di cui viene in possesso di volta in volta con l’immagine costruita con le parole della madre, creata spontaneamente dalle sue fantasie di bambina. Pagina dopo pagina, il lettore è sempre più coinvolto nella vicenda, preso dalla narrazione fluida degli eventi che si susseguono; è coinvolto dall’atmosfera di suspense mirabilmente creata dall’autore, che aleggia palpabile sempre in crescendo nel susseguirsi dei capitoli; è indotto a soffermare, al di là del risultato della ricerca, la sua attenzione sulle rivelazioni dei personaggi. Proprio i personaggi esaminati sotto i molteplici aspetti della loro personalità, sono la chiave del libro, perché reiterano, ciascuno, la propria parte: partecipando, ciascuno con la propria verità, come degli attori su un palcoscenico, dietro un sipario ancora chiuso. da «Rassegna dell’Autonomia Scolastica» – Anno XXIX n° 4 – Maggio-Giugno 2010

  2. Pitotti Claudia

    Pitotti Claudia text_on 10/09/2012
    La verità non è mai semplice di Claudia Pitotti Il nome del padre (Giancarlo Zedde editore, Torino 2009, pagg. 219, € 15,00), ultimo romanzo dello scrittore Francesco Rodolfo Russo, è il racconto del viaggio e delle alterne vicende vissute da Juliette, giovane donna francese partita alla ricerca del padre italiano mai conosciuto, con il fine di dargli un nome e un volto. Sulle enigmatiche tracce di una vecchia compagnia di amici, fra i quali pare si celi il genitore, Juliette vivrà un’esperienza destinata a cambiarla per sempre e, assieme a lei, il lettore percorrerà le tortuose strade che contraddistinguono la ricerca della verità. La ricerca si configura, per l’appunto, come l’ingrediente principale di questa storia, raccontata con leggiadria, dettato asciutto ma denso di richiami sensoriali tali da permettere al lettore di figurarsi nella mente le scene e le immagini del romanzo, efficacemente evocate mediante un lessico vario e ricco, inserite in periodi spesso e volentieri concisi, quasi poetici, assai comunicativi. La storia esordisce con la proclamazione di una verità, quella di Madeleine, madre di Juliette, dalla quale la ragazza apprende poche e confuse notizie circa il padre ignoto; la versione di Madeleine spingerà Juliette a recarsi dall’anziano e austero nonno Roger, un benestante imprenditore vinicolo di Reims che consegna alla ragazza un importante indizio: una foto che ritrae i membri del misterioso gruppo “Stigma” conosciuti dalla madre più di vent’anni prima, durante una vacanza in Italia. Lo scenario del racconto si sposta, allora, proprio nel Bel Paese, dove Juliette ha deciso di recarsi con lo scopo di rintracciare gli uomini ritratti nella foto. Si imbatte, così, in curiosi personaggi, anche molto diversi fra loro, che la ragazza interroga a più riprese, ma che sembrano non sapere nulla di decisivo circa suo padre. La stessa identità di questi uomini, difficilmente delineabile, sembra sfuggire in taluni casi finanche a loro stessi. Chi di loro in realtà è il vero padre di Juliette? Il romanzo è ricco di passaggi lirici, momenti in cui la storia si fa “tesa” e il periodare frenetico, nell’energica ricerca di una verità che per tutto l’arco del racconto stenta a venire a galla: specie nella seconda parte del libro, essa sembra rimbalzare furiosamente fra le alterne e concitate battute dei protagonisti, tra affermazioni che lasciano più dubbi di certezze, fra personaggi reticenti e solitari, riservati per natura o bugiardi di professione. Con questa nuova e gradevole storia, di scorrevole lettura, l’Autore sembra voler giocare con il plurisecolare conflitto tra persona e identità, tra nome e oggetto, tra realtà e finzione: «Le persone, spesso, non sono quelle che vediamo» farà dire, a un certo punto, a uno dei suoi protagonisti. L’appassionante viaggio compiuto da Juliette fra i ricordi affidati dalla madre a lettere mai spedite e fatti vagamente riferiti non soltanto da lei, allarga, dunque, i suoi confini e si apre a orizzonti più vasti: frequenti flashback narrativi aprono scorci sul misterioso passato di alcuni protagonisti; numerose riflessioni e ragionamenti, imbastiti dai personaggi, raccontano al lettore di vite tormentate fatte di scelte da cui, non di rado, derivano rinunce; l’empatia che sprigiona dalle migliori pagine di questo testo, ben comunica la mancanza di sincerità al momento del faccia a faccia finale, tanto atteso dal lettore. Il momento della verità per Juliette si configurerà ben presto come disincanto: la ricerca di quel padre tanto agognato porterà una ragazza, ormai sulle soglie della maturità, ad abbandonare definitivamente “l’isola dei sogni”, l’età della fanciullezza caratterizzata dall’attesa e dalla rielaborazione fantastica dell’ignoto, e a mettersi in viaggio in un mondo dove tutto è continuamente messo in discussione, tutto è punto di vista, dove la verità, così frammentata, si disperde e le esperienze producono nuove e sconvolgenti consapevolezze. «L’Ora del Salento» – Anno XX n. 32 – Lecce 2 ottobre 2010

  3. Caroli Angelo

    Caroli Angelo text_on 10/09/2012
    LA VERITÀ È FIGLIA DEI TEMPI di Angelo Caroli È la storia di Juliette, ragazza francese ed erede di un impero che produce champagne a Reims. La giovane si reca in Italia alla ricerca di un fantomatico padre. Madeleine è sua madre e prima di morire le rivela che suo padre è un italiano conosciuto durante una vacanza estiva trascorsa al mare con due amiche. I giovani si amano ma non si possono sposare perché il padre, a detta di Madeleine, respinge il pretendente sostenendo che la figlia è partita per il viaggio di nozze. Dopo la morte della madre, Juliette va a casa del nonno e lo accusa di non avere un padre per colpa sua. Il vecchio si difende affermando che in tutti quegli anni non è mai riuscito a farsi dire dalla figlia il nome dell’uomo e che quello la figlia è falso. Juliette non si rassegna, vuole cercare il padre a tutti i costi perciò chiede aiuto al nonno il quale le consegna una foto trovata in mezzo alle carte di Madeleine. Nella foto sono ritratte tre ragazze, tra cui la stessa Madeleine, e sei uomini. Sul retro una sola parola: STIGMA. Grazie all’aiuto di un amico giornalista, Juliette scopre che Stigma è il nome di un gruppo di amici italiani che ama discutere di letteratura, filosofia, arte… e che si incontrano non lontano da Albenga. Comincia per Juliette la ricerca del padre, un progetto che le farà conoscere gli uomini della foto ma non le consentiranno di approdare a una conclusione. Infatti la madre, per descrivere il padre, mescola le caratteristiche fisiche e caratteriali di ognuno di loro. Quando la giovane si rende conto che nessuno di loro ammetterà di essere il padre, gioca un’ultima carta e si rivolge alle amiche ritratte nella foto. In contemporanea il nonno contatta i componenti dello STIGMA chiedendo di poterli incontrare in modo da scoprire la verità. Il meeting si risolve con una sconfitta perché nessuno si fa avanti. Ma quando rientra in albergo, incredibile ma vero, il padre si rivela. Nello stesso tempo Juliette scopre la verità dalle amiche della madre e ogni tessera torna al suo posto. «Il nome del padre» dello scrittore piemontese Francesco Rodolfo Russo è un ponte che collega un passato travagliato e un futuro che potrà essere tale solo se i protagonisti sapranno dare certezza al presente. Il libro è scorrevole, con riferimenti che lo rendono interessante anche sotto il profilo storico e ha passaggi di vera suspense. Può essere letto da uomini e donne di ogni età perché offre della vita una visione molto ampia e perché, come dice Madeleine alla figlia, “veritas filia temporis”, la verità è figlia dei tempi. da il «Corriere dell’Arte» Anno XVI – n° 10 – Venerdì 19 marzo 2010

  4. Savio Piera

    Savio Piera text_on 10/09/2012
    Un libro da leggere con attenzione «Il nome del padre» di Piera Savio Passato, presente e futuro si intrecciano inesorabilmente nell’ultima fatica letteraria dello scrittore piemontese Francesco Rodolfo Russo, edito da Giancarlo, Zedde. Autore già affermato in questo romanzo «Il nome del padre», ancora una volta sa descrivere con un linguaggio di rara bellezza e purezza lessicale una storia particolare. Quella di una ragazza che vuole trovare il padre. Padre che non ha mai potuto conoscere perché la madre così ha voluto. Una vicenda che si svolge fra la Francia nelle bellissime valli dello champagne e l’Italia, la Liguria, dove un gruppetto di giovani ama discutere di politica e filosofia. Juliette, questo è il nome della protagonista, dalla madre Madeleine in punto di morte riesce a scoprire solo che il padre è italiano e che il loro matrimonio è stato impedito dal nonno. Juliette inizia la sua caccia, in mano ha due indizi una foto che ritrae la sua mamma in compagnia di 6 amici e sul retro una scritta Stigma. Una ricerca affannosa per arrivare una verità difficile a lungo tenuta nascosta. Una verità che è figlia dei tempi e che una volta trovata consentirà al presente di scorrere con più certezze. «Il nome del padre» è un romanzo da assaporare lentamente, su cui riflettere. Ci si può perdere nelle descrizioni paesaggistiche, così come tuffarsi nei destini di questi personaggi. Personaggi veri. Con un’anima. da «La Nuova Periferia» – n° 21 – Mercoledì 26 maggio 2010

  5. Carlucci Michele

    Carlucci Michele text_on 10/09/2012
    «Il nome del padre» di Michele Carlucci Il romanzo parla della giovane Juliette sulle tracce del padre mai conosciuto. Al termine della lettura l’Autore non rivela il nome, però ne sono finalmente a conoscenza la protagonista, cui è stato rivelato da un’amica della madre, e suo nonno, che si è fatto un’idea interrogando quattro ex giovani presenti in una foto con tre ragazze tra cui Madeleine la madre di Juliette. È proprio da questa vecchia foto sul cui retro è scritta la parola Stigma (nome d’arte dei giovani ritratti in foto che esercitavano varie arti) che partono le indagini prima affidate a una Agenzia che non approda a nulla e poi svolte dalla stessa Juliette e del nonno per vie diverse e a reciproca insaputa. Il silenzio dell’autore è una scelta per lasciare ampia libertà al lettore di farsi l’idea che gli parrà più veritiera. A confondere le idee è proprio la madre di Juliette, Madeleine, che prima di morire descrive alla figlia un uomo che assomma le peculiarità di tutti i migliori giovani da lei conosciuti in gioventù. Alla fine torna a galla sempre quel benedetto nome di scena (Mercuzio) attribuito al “padre”, perché interprete di quella figura nell’opera teatrale shakesperiana Romeo e Giulietta. Il romanzo è avvincente dalle prime pagine e invoglia a correre verso la conclusione ma attenzione a non cedere alla tentazione di saltare un po’ di pagine ogni tanto perché (l’ho collaudato) si è costretti a tornare indietro per l’adombramento di alcuni passaggi. Si comprende subito che il lettore deve fare il detective ed è questo il grande merito dell’Autore: coinvolgere il lettore a tal punto da farne il vero protagonista del romanzo nel ruolo appunto del detective. Chi scrive si è divertito a fare il detective anche per scoprire il profilo dell’Autore appena accennato in controcopertina (scrittore, conferenziere, direttore di collane di narrativa). Il Russo è uomo esperto di varie mitologie, di simbologia, di mobili antichi, di geografia, di arti figurative e letterarie, di latino e greco. Dalla ricca articolazione dei dialoghi si può dedurre che l’Autore è amante dei rapporti umani intensi e sinceri. La sua passione per la cultura raggiunge l’apice a pag. 218 dove è riportata la teoria secondo cui Shakespeare per alcuni studiosi fu l’italiano Giovanni Florio che per via materna appartenne ai Crollalanza = scrolla lancia = Shakespeare in inglese. da «L’Atra Molfetta» – Anno XXVI n° 6 – Giugno 2010

  6. Pennone Loredana

    Pennone Loredana text_on 10/09/2012
    l nome del Padre di Loredana Pennone Il nome del padre (Giancarlo Zedde, Torino 2009, pp. 218, € 15.00) ha tra i suoi personaggi principali la giovane erede di una famiglia di produttori di champagne, Juliette, la cui esistenza è segnata dall’assenza di un padre. La madre, prima di morire, le rivela unicamente un nome e di non aver potuto sposare l’uomo amato a causa dell’opposizione di suo padre Roger. Juliette, dopo essersi scontrata con il nonno, scopre tra le carte della madre alcune lettere e una foto sul cui retro è stata scritta la parola “stigma”. Con questi indizi decide di partire per l’Italia alla ricerca del padre. Anche il nonno tuttavia conduce la sua indagine e gli uomini coinvolti nella vicenda, chiamati in causa da due parti, rivelano situazioni personali differenti, ma assai affascinanti. Ognuno di loro custodisce segreti che emergono lentamente dalle pagine del libro, partendo dall’esibizione di una vita a prima vista normale. Situazioni complesse e avvincenti s’intrecciano tra Juliette, Roger e gli Italiani, portandoci in luoghi diversi: da Reims a Lione, dalla Costa Azzurra alla Liguria, dal Piemonte alla Toscana. La ricerca del padre, della sua identità finisce con la rivelazione che tutti si aspettano? Invitiamo il lettore a scoprirlo da sé immergendosi nella lettura di questo romanzo scritto con garbo e con eleganza di stile. Anche in questa sua ultima opera, infatti, Francesco Rodolfo Russo – leccese di origine ma torinese di adozione – riesce dall’inizio alla fine ad appassionarci e ad avvolgerci completamente con la sua scrittura fine e amabile, un fair play che lo contraddistingue e che lo fa apprezzare, suscitando ogni volta in noi il piacere e il desiderio di leggere. (da Sanremo News.it – martedì 07 dicembre, 06:14)

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