Descrizione
L’interesse del compositore Carlo Mosso alle canzoni popolari piemontesi risale alla metà degli anni ‘60, quando Luigi Rognoni donò i manoscritti di Leone Sinigaglia alla Biblioteca del Conservatorio di Torino, della quale Mosso era all’epoca curatore. Il lascito includeva la collezione di canzoni popolari raccolte da Sinigaglia sulle colline torinesi dalla viva voce contadina, agli inizi del secolo 1, nonché le varie rielaborazioni per canto e pianoforte in stile liederisti-co 2. Per Mosso, nato e cresciuto in Francia da emigranti di origine piemontese, fu probabilmente la scintilla che fece riaffiorare alla coscienza i ricordi dell’adolescenza: i raccon-ti, i proverbi, le conversazioni in dialetto dei famigliari.
Attraverso il doppio filtro della lezione di Sinigaglia e della memoria, fra il 1968 e il ‘70 Mosso tornò più volte a quelle canzoni aggiungendo nuove armonizzazioni e nuovi accompagnamenti. Il suo non è l’atteggiamento del folklorista alla riscoperta delle fonti di una tradizione collettiva; è piuttosto una disposizione soggettiva, una ricerca di risonan-ze interiori, un racchiudere quelle tracce del passato nel-l’involucro di un mondo sonoro e poetico personale. Un secondo livello “al quadrato” viene così a sovrapporsi a quel-lo di Sinigaglia, dal quale le canzoni di Mosso derivano e al tempo stesso si discostano: spogliate di ogni ridondanza e retorica liederistica, creano quasi l’illusione – pur nell’accresciuta distanza temporale – di una maggior prossimità al modello popolare.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.