Le nuvole nello zaino. Ricordi di un generale degli alpini, meteorologo, atleta, soldato pacifico

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Minetti racconta un’altra storia, e spiega che certo ha imparato a usare le armi, partecipato ai tiri, compiuto esercitazioni a fuoco, ma intende il mestiere del soldato solo in quanto difensore del suo paese e stop. Non gli vanno nemmeno a genio i giochi di guerra che qualcuno va a fare nei boschi in mimetica e con armi che sparano pallottole di vernice. Dice che solleticano troppo l’aggressività latente in ognuno di noi. È un suo parere. Poi c’è il Minetti metereologo. Fu il primo degli anni Settanta a organizzare scientificamente, con pochi mezzi, una rete di centraline di rilevamento in Piemonte e rielabolando i dati nei locali della Caserma Monte Grappa dov’era comandante, per metterli a disposizione della Brigata Taurinense.

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Descrizione

Con la penna sul cappello
Una testimonianza, o il lungo racconto di trent’anni passati sulle montagne con la penna sul cappello. La storia di un uomo, un Alpino, che oltre che soldato, è stato grande atleta, appassionato studioso della complessa meteorologia delle alte quote, infine poeta a suo modo, della natura alpestre. Giorgio Minetti non ha mai posato gli scarponi, gli sci, i ramponi su un sentiero, una parete, un nevaio, un ghiacciaio, senza mettere insieme i doveri di un ufficiale, responsabile di una squadra, un plotone, una compagnia, con l’inesausta meraviglia dell’ambiente, una specie di religione e di amore, un incanto che l’ha accompagnato fin da ragazzo per le montagne.
Minetti, oggi generale in pensione, appartiene a un corpo, quello degli Alpini, pieno di un fascino inox, anche se oggi si tratta di tutt’altra cosa rispetto al passato. Intanto, ai tempi della ferma obbligatoria, si parlava di naia, parola forse di origine friulana, o veneta con radice latina (dice il vocabolario), un periodo esecrato da quasi tutti al momento, poi ricordato con nostalgia una volta passato. Succede per tante cose della vita. Quando le persone stanno per tanto tempo insieme a fare cose magari sgradevoli, grandi fatiche e avventure, nascono cameratismi che durano tutta la vita. Fare l’Alpino poi comportava il rispetto di antiche tradizioni come una grande solidarietà, empatia per il prossimo, e un attaccamento sentimentale al corpo, più tenace che in altre specialità. Ma bisogna distinguere tra il mondo dei naioni, e quello degli ufficiali superiori – parlando soprattutto della Grande Guerra – che spesso coprivano di onore e gloria, massacri irresponsabili e criminali. Perfino alcune delle canzoni tradizionali del periodo, sembrano scritte da qualche autore dello Stato Maggiore, invece che da qualcuno in trincea. Ma questo succedeva tanto tempo fa.

Giorgio Minetti, nato nel 1930 a Gravellona Toce (Verbania), si trasferisce presto a Torino con la famiglia e fin da giovane frequenta le montagne. Un amore durato tutta la vita. Diploma di geometra, frequenza alla facoltà di Economia e Commercio, tanti lavoretti provvisori, poi dopo il servizio di leva come ufficiale, la decisione della rafferma. Inizia una vita piena: Accademia di Modena, scuola Militare Alpina di Aosta, corsi di arrampicata, sci, ghiaccio. Diventa istruttore e specialista di valanghe. Percorre tutte le Alpi coi suoi Alpini al tempo in cui c’erano ancora i muli, manovre, marce in estate e inverno con ogni tempo, esercitazioni Nato in Norvegia, gare di biathlon, 15 edizioni della Marcialonga. Un atleta, Non si ferma mai. Prosegue la carriera militare, inventa Meteomont mentre dirige da colonnello la caserma Monte Grappa di Torino, con la Brigata Alpina Taurinense. Poi la pensione, ma non il riposo, collabora come esperto meteo a giornali ed emittenti tv, svolge attitivà di volontariato per le Olimpiadi invernali a Torino nel 2006, per la Sindone e quest’anno (2011) per il 150 anni dell’Unità d’Italia. (Nella foto Il giovane tenente Minetti in gara a la Thuile nel 1961

Informazioni aggiuntive

Peso 0.6 kg
Dimensioni 15 × 21 × 1 cm
Autore

Giorgio Minetti

ISBN

9788888849539

Pagine

136

Formato

15 x 21

Anno

2011

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