Preludi per pianoforte

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I ventidue Preludi per pianoforte, terminati nel 1990, sono l’ultima opera di ampie dimensioni di Carlo Mosso. Revisione e note introduttive di Marco Santi

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Descrizione

Preludi per pianoforte; vol. 5, revisione e note introduttive di Marco Santi
I ventidue Preludi per pianoforte, terminati nel 1990, sono l’ultima opera di ampie dimensioni di Carlo Mosso. Essi rimasero manoscritti e, vivente l’autore, ebbero una sola esecuzione pubblica integrale2. Costituiscono peraltro il punto d’arrivo di una produzione pianistica che era iniziata nel 1957 con una serie di brevi ‘omaggi’ giovanili (Ricercare sul nome di Felice Quaranta; Omaggio a Ghedini; Pulcinella) ed era poi proseguita con il Primo Quaderno per pianoforte (1964), la Pièce mécanique – alla memoria di Erik Satie (1968), il Klavierstück I (1982), l’Omaggio a Achille Claudio Debussy (1982) e il Secondo Quaderno (1986)3.

Già dai titoli di queste composizioni si può intendere come Mosso abbia posto le radici della propria poetica musicale principalmente nel primo Novecento francese e italiano, e quanto grande fosse l’ammirazione verso quei Maestri che così spesso celebrava. Particolare fu la storia compositiva di Mosso, lontano dalle istanze e dalle mode delle quali era permeato il panorama musicale italiano; scrutò i figli della scuola di Darmstadt (di poco più anziani di lui) con lo sguardo attento del didatta, distribuendo apprezzamenti e scetticismo, ma preferì, in quanto compositore, continuare a lavorare chiuso in quel suo mondo appartato e schivo cui Massimo Mila già accennava alla fine degli anni Sessanta4. Ammirò e studiò a fondo Dallapiccola, Casella e, soprattutto, Petrassi, forse perché il loro percorso formativo coincideva con ciò che sentiva più intimamente vicino alla propria natura musicale, in un’ottica scevra dall’urgente bisogno di modernità. Amò più di tutti (fino a mitizzarlo, in alcune occasioni) Gian Francesco Malipiero, dal cui esempio trasse quel gusto modale tipicamente italiano e quella necessità di dover cantare derivante «dall’intima commozione», oltre alla convinzione che la forma musicale abbia di per sé un valore espressivo e poetico, e che il compositore debba essere, prima ancora che musicista, uomo di cultura.

Informazioni aggiuntive

Peso 0.6 kg
Dimensioni 23.5 × 31 × 1 cm
Autore

Carlo Mosso

ISMN

9790705003147

Pagine

X, 44

Anno

1999

Formato

23 X 31

Curatore

Marco Santi

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