Seconda Sonata popolaresca italiana per violino e pianoforte

15.00 

Collana Musiche Inedite e Rare del ‘900. Volume quarto.

Perrachio si pone sul piano di un utilizzo raffinato del materiale folclorico, evidente sin dall’inizio (Allegretto inquieto) ove il tema, esposto dal violino, viene sostenuto da un sofisticato accompagnamento del pianoforte, basato su bicordi discendenti per quarte, alla mano destra, e su affannosi disegni di semicrome, per lo più in figure acefale, alla sinistra

50 disponibili

Descrizione

Seconda Sonata popolaresca italiana per violino e pianoforte (1936); vol. 4, revisione violinistica a cura di Massimo Marin, introduzione di Roberto Cognazzo e Attilio Piovano.
Dietro al titolo, per così dire complessivo, di Sonate popolaresche che Luigi Perrachio appose a determinate sue opere cameristiche sembra celarsi tuttora un mistero che nemmeno recenti ricerche hanno consentito di dissipare. Permane innanzitutto un dubbio circa il numero esatto di tali sonate. Vari repertori biografici, compreso il DEUMM, forse rimbalzando da un testo all’altro una inesattezza iniziale, segnalano nell’elenco delle opere sub voce «Perrachio» l’esistenza di cinque Sonate popolaresche; queste consisterebbero in una Sonata per arpa (composta prima del 1926), una per viola e pianoforte (attribuita al 1926), una per violino solo (1927), una non meglio specificata Sonata a tre, datata 1928, e una Sonata per due violini, viola e violoncello (1930).
In realtà, dall’esame dell’intero lascito di Perrachio, donato dagli eredi alla Biblioteca del Conservatorio di Torino, è stato possibile rinvenire soltanto due delle sonate citate: la Sonata per arpa (pubblicata nel 1928 per i tipi della Carisch) e la presente Sonata per violino e pianoforte (non già per viola), pervenuta in una copia manoscritta, sul cui frontespizio essa viene indicata come «seconda» della serie, con data «Torino, novembre 1936». Più recentemente (1998), la Biblioteca è entrata in possesso di un altro manoscritto di Perrachio, questa volta autografo, contenente una Sonata per violino, viola e violoncello, il cui frontespizio reca la seguente dicitura: «Sei Sonate italiane/ 2 /Sonata a tre/… / Torino, dicembre 1925-maggio 1926». È verosimile che anche questa appartenga alla stessa raccolta di sonate (cinque o sei?), il cui progetto fu probabilmente realizzato solo in parte. Tuttavia, data l’assenza dell’indicazione «popolaresca» e il fatto che il numero «2» sia attribuito a due diverse sonate, restano possibili anche altre congetture.

Una collana di inediti novecenteschi

Nonostante la distanza che ormai ci separa, l’immagine storica del Novecento musicale italiano coincide tuttora con quella, selettiva e tendenziosa, della sua rappresentazione ufficiale. Ciò che comunemente si conosce in materia sono una rosa ristretta di autori e di opere-simbolo, di percorsi individuali senza legami con un contesto, di parole d’ordine e di controversie letterarie. Al senso d’insoddisfazione che se ne ricava si deve appunto l’idea di dedicare una collana alla parte inedita e misconosciuta del Novecento musicale.
Lungi dal voler scoprire ad ogni costo capolavori dimenticati, la collana si propone più modestamente di presentare alcuni nuovi documenti utili a ridare densità al quadro d’insieme e comporre uno scenario meno stereotipato del Novecento. Essa è suddivisa in due serie, che rispondono a differenti prospettive di ricerca. La prima serie, incentrata su fonti di archivi musicali torinesi (soprattutto della Biblioteca del Conservatorio), vuole essere la ricostruzione di un ambiente circoscritto, quello di Torino nella prima metà del secolo.
In quegli anni, dopo il trasferimento della capitale e la partenza della corte dei Savoia, una serie di circostanze spinsero la città piemontese a cercare nel culto della modernità una nuova ragion d’essere. Ne è testimonianza il dinamismo innovativo della vita musicale cittadina del tempo, con la Società dei Concerti del Depanis, l’attivismo dei gruppi femminili, le precoci iniziative a favore della musica moderna e la fondazione della prima orchestra nazionale italiana. Ma non meno importante fu l’improvviso fervore creativo che si accompagnò a quel risveglio d’attività, e di cui fu protagonista un numero di giovani compositori piuttosto insolito per le tradizioni torinesi: Alfredo Casella, Luigi Perrachio, Giorgio Federico Ghedini, Ettore Desderi, Marco Gandini, Lodovico Rocca, Giulio Cesare Gedda e altri ancora, oltre al più anziano Leone Sinigaglia.
La seconda serie, che si apre con un volume dedicato al futurista triestino Silvio Mix, presenta intenti meno sistematici ed estende la ricerca in un contesto italiano più ampio. L’attenzione verrà qui rivolta non più alla contiguità dello spazio e dei luoghi – che porta a privilegiare ciò che accomuna su ciò che divide – ma alla singolarità di figure e di momenti che si presentano isolati nel panorama novecentesco.
Andrea Lanza

Informazioni aggiuntive

Peso 0.5 kg
Dimensioni 23 × 31 × 0.4 cm
Autore

Luigi Perrachio

ISMN

9790705003130

Pagine

X, 18, 4

Anno

2000

Formato

23 X 31

Curatore

Massimo Marin, introduzione di Roberto Cognazzo e Attilio Piovano

Allegati

Violino

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