Descrizione
Stanze d’appartamento, stanze di lavoro, stanze d’albergo, stanze di amici, stanze immaginarie… Abitiamo quasi sempre una stanza… il vuoto s-confinato nella stanza che riempiamo di azioni colori sentimenti odori… La stanza interiore, interna: la più difficile da abitare. Incessantemente spostiamo, abbattiamo, costruiamo muri. Le mura si impregnano della memoria di quel che è successo nell’abitare il vuoto, restituendone il ricordo. Continuamente apriamo, chiudiamo, costruiamo porte e finestre. La stanza di ognuno ha porte e finestre: esiste sempre la possibilità di vedere, sentire, entrare, uscire; di cogliere un raggio di luce, un bagliore nella propria stanza.
Non esiste il buio assoluto.
Luciana Coèn, infermiera, lavora nell’ambito della formazione del personale sanitario. Usa le varie forme della scrittura – poesia, diario, racconto, narrazione – per esprimere pensieri e emozioni. Ha pubblicato: Fragmenta, 1983 (raccolta di poesie); Mani sul mio corpo. Diario di una malata di cancro, 2008; Nell’utero della tua sofferenza, 2009 (raccolta di poesie), Nel tempo dell’attesa. Incontro poetico di fine vita, (raccolta di poesie). Una stanza vuota e altre stanze (2015), Quel che non sai. Figlia e madre insieme nella sofferenza psichica (2014). Ha vinto nel 2008 il Premio Speciale della Giuria per il miglior racconto autobiografico al concorso letterario nazionale Un ponte sul fiume Guai. Collabora con: Laborcare.it, Laborcare journal, Bioetica. Rivista interdisciplinare, Toscana ebraica.
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